Privacy Policy Minori e giochi online: mondi virtuali e pericoli reali |

Dipendenza da videogiochi: quali sono i segnali?

La pandemia e la didattica a distanza, hanno sicuramente accentuato un trend che era già abbastanza importante, ovvero quello di passare il tempo giocando online, diventando dei gamers.

Partiamo da un presupposto: la generazione dei nostri figli, i cosiddetti “nativi digitali”, probabilmente ha imparato a giocare con il tablet prima ancora di pronunciare una frase completa. 

Posseggono uno smartphone personale intorno agli 8 anni, utilizzano whatsapp per parlare con gli amici e fare videchiamate, aprono profili su tik tok, sanno montare video e filtrare le foto come dei semi-professionisti e sanno costruire e-commerce su instagram a poco più di dodici anni.

Alcuni gamers, poi, sono diventati famosi girando video su youtube, fornendo consigli su come superare i vari livelli di giochi online, guadagnando cifre molto importanti. 

Se tutto questo, da un mero punto di vista di acquisizione delle skills può risultare anche positivo, bisogna fare luce su una serie di aspetti che celano pericoli importanti.

In questo preciso momento, e solo oggi, nel mondo sono stati spesi circa 136 milioni di dollari in videogiochi (fonte Worldometer). Alcuni dei ragazzi con i quali ho avuto modo di parlare, raccontano di preferire il passare il tempo in un mondo virtuale, dove magari vengono osannati come eroi o campioni dagli altri gamers, mentre nella vita reale non sono popolari e non si sentono accettati.

I videogiochi rappresentano, per la maggior parte di loro, un non luogo sicuro e felice in cui rifugiarsi e trovare tutto ciò che manca nella realtà.

Ma questo passatempo, se reiterato per molte ore durante la giornata, in seguito può trasformarsi in un’ossessione o peggio: in una dipendenza. Si avverte pian piano un bisogno crescente di giocare ininterrottamente, e ci si isola dalla famiglia e dagli amici o da altre forme di contatto sociale, riducendo progressivamente la capacità di pensiero autonomo

Ecco perchè, nel 2006, successivamente alle innumerevoli richieste di aiuto da parte di genitori ed insegnanti, al Policlinico Gemelli nasce il Centro Interdipartimentale per le Psicopatologie da Web.

“Si tratta del primo Centro in Italia che integra discipline diverse nello stesso percorso clinico, grazie dalla collaborazione tra l’Area Neuroscienze e l’Area Pediatrica, per la presa incarico di un numero crescente di patologie legate alla grande diffusione di internet e delle applicazioni digitali. L’uso disfunzionale del tempo passato online può innescare distorsioni nei processi di costruzione dell’identità e dell’immagine personale in bambini e adolescenti, correlate a nuovi fenomeni dissociativi, portando alla dipendenza patologica e a segnali crescenti di ritiro sociale”.

Dipendenza dai videogiochi: quali sono i sintomi?

Quali sono i segnali d’allarme che devono destare la nostra attenzione?

Di seguito i principali e più comuni, che possono aiutarci a capire se c’è un problema:

  • dedica moltissimo tempo a videogiocare (o lo dedicherebbe se non gli fosse impedito);
  • trascura le altre attività;
  • preferisce il videogiocare piuttosto che passare il tempo con gli amici;
  • mostra un ritiro dalle altre attività sociali;
  • gioca di nascosto, o ad ogni momento possibile;
  • tende ad essere apatico o irascibile quando non può giocare;
  • si arrabbia quando viene interrotto mentre gioca, o quando gli si impedisce di giocare;
  • Salta i pasti se sta giocando;
  • tende ad avere pensieri e fantasie focalizzati sul gioco, anche quando svolge altre attività;
  • cerca di procurarsi videogiochi sempre nuovi, o insiste perché glieli comprino;
  • spende somme considerevoli di denaro (se ne dispone) per i videogiochi;
  • presenta alterazioni o anomalie nelle abitudini (igiene personale, funzioni fisiologiche, sonno);
  • presenta sintomi fisici quali mal di testa, di schiena, dolori al collo, arrossamenti agli occhi, disturbi della vista, sindrome del tunnel carpale.

Concludendo, poi, diciamo pure che in questo anno la socialità di questi ragazzi è stata completamente azzerata con conseguenze importantissime sul loro sviluppo psicofisico e cognitivo.

Cosa possiamo fare?

Il consiglio è di:

  • limitare le ore di gioco;
  • proporre alternative come la lettura di argomenti che li interessano;
  • frequentare uno sport, sicuramente è utile;
  • responsabilizzarli con piccole commissioni;
  • agevolare la creazione di una rete amicale il più possibile;
  • non lasciarli troppo da soli;
  • cercare di dialogare con loro, capendo a cosa stanno giocando e con chi;
  • scegliere baby sitter che non li lascino davanti alla tv o ai tablet.

Nel caso, in cui, vorreste fugare eventuali dubbi rivolgendovi al centro di cui sopra, vi scrivo i riferimenti di seguito.

Per informazioni:

Ambulatorio per la Dipendenza da Internet (dott.ssa Gianna Autullo lun-ven, ore 10-14,  tel. 06.3015.4122), correlato con Ambulatori di Neuropsichiatria Infantile (dott.ssa Daniela Chieffo mer. ore 14.30-16.30) e con Ambulatori di Pediatria (dott.ssa Valentina Giorgio mer. ore 15-16.30), qualora si verificasse la necessità.

 

 

 

Paola Cimaroli

Ceo & Founder di Mamsitter Italia. Per anni ho lavorato nel settore Human Resources, operando in grandi aziende strutturate e nelle PMI. Nel 2017 mi sono innamorata di un'idea: il Mamsharing e questo baratto del tempo tra mamme è diventato un progetto condiviso da diverse università.

Appassionata di web e di social media, oggi mi occupo di selezionare baby sitter, colf, tate, badanti, tate live in.

Mamma di Flavio e Lorenzo Jacopo, 17 e 5 anni, opero in tutta Italia.

Lascia un commento

You have to agree to the comment policy.

×

Powered by WhatsApp Chat

× Come posso aiutarti?